C’era una volta un campo a Sulbiate e altrove.
Il campo per qualche
millennio aveva prodotto zuccheri e amidi, grassi e proteine: insomma, cibo sotto
forma di buoni cereali, legumi, patate e verdura.
Il campo aveva per millenni permesso all’acqua della pioggia
di attraversarlo e l’aqcua si accumulava nelle fade sotto di lui e tutti,
facendo un pozzo, ne potevano bere.
Il campo aveva anche fortemente sostenuto il ciclo del
carbonio. La sua vegetazione aveva captato anidride carbonica e restituito
ossigeno, il carbonio della vegetazione morta aveva formato humus e il suo
carbonio captato nel terreno lo rendeva fertile.
Poi qualcuno (il re cattivo cattivo di tutte le storie) arbitrariamente
emise un editto: per tutti i campi,
sui quali fosse stato possibile costruire, il valore in soldi sarebbe stato
maggiore di quello dei campi che avrebbero continuato a produrre cibo.
Allora tutti quelli che avevano campi da cibo insistettero
per farli diventare campi da costruzione per avere più soldi. Poi il lavoro del contadino è duro e poco remunerato.
Su moltissimi campi, anche quello di Sulbiate, vennero costruiti
edifici. L' humus distrutto. Il cemento impermeabilizzò e l’acqua ora va direttamente
al mare e a volte fa danni. L’area non produce cibo. L’anidride carbonica non viene più
trasformata in ossigeno.
Perchè non lasciano l’erba e continuano a costruire ...?
diceva Celenatano.
Per ragioni di magia nera, la risposta.
Prima magia - il proprietario del campo per magia
guadagna più soldi rivendendolo come costruibile invece che come canpo produttore di cibo.
Seconda magia - chi costruisce, il palazzinaro,
quadagna un bel po’ nel vendere le costruzioni, che quelle esistenti che andassero in
malora non è affare suo.
Terza magia - ci guadagnano i borgomastri, che con
gli oneri di urbanizzazione possono mostrare opere ad eterna memoria, opere che ai cittadini sembrano essere gratis.
Noi però alla magia non ci crediamo più. Per il principio di
conservazione del vattelo a pesca se qualcuno ci guadagna altri ci perdono.
Primo a perdere - l’ambiente, gli equilibri di acqua, aria e
carbonio vanno a ramengo, ma anche se questo frega a pochi ha infuenza sulla qualità
della vita e sul benessere dei cittadini.
Secondo a perdere - le comunità locali che vedono alterato
il loro paesaggio storico e dovranno procurarsi cibo da zone lontane (pere dall’argentina,
grano dalla valle del Mississipi o dall’Ucraina, carne dall’Argentina) fichè il cibo potrà arrivare tutto bene poi si vedrà. Le comunità sono comunque sempre i cittadini.
Terzo a perdere – le abitazioni portano nuove persone che
sono depositarie di diritti (istruzione, assistenza, salute, strade,
illuminazione, fognatura, aqua, energia...) situazioni drogate di crescita
portano a costi fuori controllo che devono essere pagati dalle tasse dei cittadini.
Una volta consumato il suolo fertile, lo è per sempre!
Cosa fare per far finire in bellezza la favola: occorre che
arrivi un principe azzurro, ma soprattutto buono, che affermi che il suolo che
produce cibo vale 10 volte di più (ma anche 100) del suolo da costruire, e
questo principe azzurro non può che essere l'insieme dei cittadini che ora ci stanno
perdendo alla grande. Clicca sull'immagine
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