martedì 23 luglio 2013

Una favola

C’era una volta un campo a Sulbiate e altrove.

Il  campo per qualche millennio aveva prodotto zuccheri e amidi, grassi e proteine: insomma, cibo sotto forma di buoni cereali, legumi, patate e verdura.
Il campo aveva per millenni permesso all’acqua della pioggia di attraversarlo e l’aqcua si accumulava nelle fade sotto di lui e tutti, facendo un pozzo, ne potevano bere.
Il campo aveva anche fortemente sostenuto il ciclo del carbonio. La sua vegetazione aveva captato anidride carbonica e restituito ossigeno, il carbonio della vegetazione morta aveva formato humus e il suo carbonio captato nel terreno lo rendeva fertile.

Poi qualcuno (il re cattivo cattivo di tutte le storie) arbitrariamente emise un editto: per tutti i campi, sui quali fosse stato possibile costruire, il valore in soldi sarebbe stato maggiore di quello dei campi che avrebbero continuato a produrre cibo.

Allora tutti quelli che avevano campi da cibo insistettero per farli diventare campi da costruzione per avere più soldi. Poi il lavoro del contadino è duro e poco remunerato.

Su moltissimi campi, anche quello di Sulbiate, vennero costruiti edifici. L' humus distrutto. Il cemento impermeabilizzò e l’acqua ora va direttamente al mare e a volte fa danni. L’area non produce cibo. L’anidride carbonica non viene più trasformata in ossigeno.

Perchè non lasciano l’erba e continuano a costruire ...? diceva Celenatano.
Per ragioni di magia nera, la risposta.

Prima magia - il proprietario del campo per magia guadagna più soldi rivendendolo come costruibile invece che come canpo produttore di cibo.

Seconda magia - chi costruisce, il palazzinaro, quadagna un bel po’ nel vendere le costruzioni, che quelle esistenti che andassero in malora non è affare suo.

Terza magia - ci guadagnano i borgomastri, che con gli oneri di urbanizzazione possono mostrare opere ad eterna memoria, opere che ai cittadini sembrano essere gratis.

Noi però alla magia non ci crediamo più. Per il principio di conservazione del vattelo a pesca se qualcuno ci guadagna altri ci perdono.

Primo a perdere - l’ambiente, gli equilibri di acqua, aria e carbonio vanno a ramengo, ma anche se questo frega a pochi ha infuenza sulla qualità della vita e sul benessere dei cittadini.

Secondo a perdere - le comunità locali che vedono alterato il loro paesaggio storico e dovranno procurarsi cibo da zone lontane (pere dall’argentina, grano dalla valle del Mississipi o dall’Ucraina, carne dall’Argentina) fichè il cibo potrà arrivare tutto bene poi si vedrà. Le comunità sono comunque sempre i cittadini.

Terzo a perdere – le abitazioni portano nuove persone che sono depositarie di diritti (istruzione, assistenza, salute, strade, illuminazione, fognatura, aqua, energia...) situazioni drogate di crescita portano a costi fuori controllo che devono essere pagati dalle tasse dei cittadini.

Una volta consumato il suolo fertile, lo è per sempre!

Cosa fare per far finire in bellezza la favola: occorre che arrivi un principe azzurro, ma soprattutto buono, che affermi che il suolo che produce cibo vale 10 volte di più (ma anche 100) del suolo da costruire, e questo principe azzurro non può che essere l'insieme dei cittadini che ora ci stanno perdendo alla grande.  Clicca sull'immagine

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